Palese frattura nel centro-destra a causa del voto di Salvini contro la norma “Salva Mediaset”. Berlusconi fa suo il recente e accorato appello di Mattarella all’unità del  Paese e si dice favorevole. Ma tre di Fi lo tradiscono e passano alla Lega


  — Il Presidente di Fi Silvio Berlusconi. —

 

— Giuseppe Stella —

Il “casus belli” è la norma “Salva Mediaset”, quella che tutela le società italiane dalle scalate di “avventurieri” stranieri. Ciò è stato considerato da molti come un provvedimento pro-Berlusconi relativo al caso Mediaset-Vivendi. Però il voto contrario della Lega di Salvini a tale norma ha probabilmente acceso la miccia e Silvio Berlusconi pare si sia contemporaneamente avvicinato di più all’area di Governo.

La norma detta sta spaccando comunque il Centrodestra, anche perché Berlusconi viene visto dalla maggioranza come figura dell’Opposizione responsabile. Infatti, il premier Conte con Fi ha sempre preferito perseguire una  linea di dialogo, tenendo aperte le vie di comunicazioni più accessibili col partito azzurro. La Lega invece appare meno comunicativa e collaborativa perché i suoi diktat spesso sono palesemente di tipo autoritario.

Ovviamente Silvio Berlusconi non ha apprezzato il voto contrario della Lega di Matteo Salvini, primo partito della coalizione di Centrodestra grazie proprio al leader e fondatore di Forza Italia al quale ha rosicchiato tanti voti come ha fatto del resto la Meloni.

Silvio Berlusconi comunque considera il suo partito indipendente e molto più moderato. Centrista rispetto a Fratelli d’Italia e Lega che sono invece dichiaratamente su posizioni estreme di destra.

Per la manovra economica (e conseguente scostamento di bilancio di notevole entità, circa 40 miliardi) in corso Salvini è invece disposto a fare la guerra, non considerando il fatto che se il Paese non esce da questa grande prova e fallisce, soprattutto sul piano della ripresa, potrebbe imboccare l’irreversibile strada del baratro. Ciò che influirebbe moltissimo sui possibili futuri governi che si troverebbero di fronte ad un cumulo di macerie. Quindi l’atteggiamento di Salvini, che per le prossime elezioni si candida come alternativa a questo Governo, appare tutto sommato di tipo autolesionistico e alquanto privo del minimo senso di responsabilità che il momento richiede nell’interesse degli italiani.  

Per la maggioranza attrarre Forza Italia nell’area governativa comporterebbe per l’esecutivo arrivare tranquillamente alla fine del mandato (marzo 2023).

Ma, come rovescio della medaglia, si staglia ormai la certezza che tre deputati di Fi siano già passati alla Lega di Salvini: si tratta di Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara, considerati da Silvio Berlusconi e staff dirigenziale alla stregua di traditori e voltagabbana. In particolare, nessuno avrebbe mai potuto credere al cambio di casacca di Laura Ravetta ritenuta la pasionaria di Fi e una delle più fedeli al partito.

La cosa sicuramente potrebbe avere altri risvolti, come quello paventato da molti che Silvio Berlusconi, Renzi, Calenda e altre forze Europeiste potrebbero rifondare un nuovo centro la cui area in atto è stata quasi svuotata e risulta sguarnita. Infatti, a sinistra non esiste più un centro di peso, se non quello rappresentato da Italia Viva di Renzi;  la Meloni e Salvini rappresentano la destra (se non proprio l’estrema), dunque lo spazio da coprire per avere una nuova entità geopolitica ci sarebbe e potrebbe portare ad alte percentuali di elettori a due cifre (questo dicono gli opinionisti politici più accreditati). Vedremo.

Il passaggio dei tre parlamentari alla Lega ha fatto ovviamente incavolare Berlusconi che però ha chiarito che si tratta di deputati che in sostanza non hanno voti propri e quindi non porteranno alcuna dote alla Lega. E’ stato un fatto riprovevole, come quello dell’attacco a Mediaset le cui reti televisive sono tanto sfruttate da Salvini per i suoi proclami. A quanto pare qui la storia sta finendo come quella di Fini che tradì deliberatamente Berlusconi dopo che il fondatore di Fi lo aveva sdoganato come segretario di Alleanza nazionale facendo crescere quel partito considerato prima di estrema destra con minime percentuali di elettori. Ma poi la sua carriera non ebbe più sbocchi e lui finì nel dimenticatoio. Lo è tuttora.

 

 

 

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